Dopo Maastricht
Una grande mutazione ha investito la vita e il lavoro del pianeta. A soqquadro sono politica e Stato: i luoghi deputati finora a tracciare confini, dettar leggi, batter moneta. Per reggere l’urto delle nuove potenze della globalizzazione – la tecnica o il mercato, i bit e la finanza – dovunque, ad ogni livello sono proclamate e celebrate Costituenti, si approntano istituzioni e regole per il prossimo secolo. In Europa, più che altrove, si è provato a rispondere alle strette e agli imperativi del mondo fatto villaggio. Ma qui, più che altrove, la costruzione dell’Unione europea, l’inedito tentativo della moneta di farsi re, di dare un tetto all’Europa, si è fatta frattura tra élites e popoli, lacerazione. Tra Maastricht e Amsterdam l’avvio stentato e contrastato dell’Europa non è riuscito finora a edificare nuovi “regni e principati”, a conquistare nazioni, ad attivare la soggettività di un popolo europeo. Un’onda tumultuosa ha invece spazzato via tutte le classi dirigenti che a Maastricht si erano ritrovate, che lì avevano provato a instradare l’Europa nelle forche caudine del neo-liberismo, attraverso un rivolgimento corrosivo di conquiste democratiche, dello Stato sociale, di una civiltà. Alla svolta del secolo, il lavoro, la sfida della disoccupazione, la tessitura di un nuovo legame sociale tornano a essere il banco di prova della democrazia. Lì si misura la capacità di oltrepassare quella “tirannia dolce” delle élites che ha finora ridotto l’europeismo a variante dell’antico dispotismo illuminato, a perpetuazione di tecnocrazie e moderne oligarchie. In quel cimento di prova una svolta vera, nasce l’Europa democratica: come reinvenzione di un nuovo “Noialtri”.
Sottotitolo | Cronache dall’Europa di fine secolo |
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Autore | I. D. Mortellaro |
Anno di pubblicazione | 1997 |
Pagine | 300 |
Collana | paradossi... del presente |